Non solo email strane: ecco i segnali meno ovvi di un attacco phishing che devi conoscere

Le minacce informatiche sono sempre più sofisticate e il phishing rappresenta una delle tecniche più pericolose e subdole usate dai cybercriminali per ingannare gli utenti e sottrarre informazioni sensibili. La maggior parte delle persone associa immediatamente il phishing a email palesemente sospette, spesso caratterizzate da testi mal scritti o promesse irrealistiche. Tuttavia, esistono segnali meno evidenti e molto più insidiosi che chiunque dovrebbe conoscere per evitare di cadere vittima di queste truffe digitali.

I segnali meno ovvi da non sottovalutare

Sebbene le email dai contenuti strani o aggressivi siano sicuramente il campanello d’allarme più conosciuto, i phisher moderni riescono spesso a mascherare i loro tentativi in modo molto più sottile. Un esempio comune sono i messaggi provenienti da indirizzi apparentemente legittimi, che presentano solo lievi variazioni, magari una lettera minuscola o un carattere sostituito da un simbolo simile visivamente (ad esempio una “I” maiuscola al posto di una “l” minuscola) nell’indirizzo del mittente. Questo può trarre in inganno anche utenti esperti, soprattutto nei momenti di disattenzione.

Un altro segnale che raramente viene associato a un attacco di phishing è la presenza di link mascherati. In molti casi il testo del collegamento sembra affidabile o identico a quello reale, ma porta ad un sito web fasullo progettato per raccogliere credenziali o dati personali. Passando il mouse sopra il link, senza cliccare, si può visualizzare la reale destinazione e accorgersi di un eventuale raggiro.

Linguaggio e richieste insolite

Un elemento psicologico strategico spesso utilizzato nei tentativi più raffinati riguarda il senso di urgenza o l’uso di termini allarmistici. Si tratta di messaggi che spingono l’utente ad agire nel più breve tempo possibile, minacciando conseguenze gravi come la sospensione dell’account o la perdita di accesso a servizi essenziali. Questo stratagemma mira a inibire il pensiero critico e incentivare l’azione impulsiva. Tuttavia, le aziende legittime raramente richiedono informazioni sensibili con tanta fretta o ricattano gli utenti.

Non va sottovalutata neppure la presenza di errori grammaticali, termini non appropriati per il contesto o un tono anomalo per il mittente. Se ricevi un’email da un collega che, solitamente, si esprime in modo informale e ora utilizza improvvisamente un registro eccessivamente formale, potrebbe trattarsi di un attacco. Allo stesso modo, richieste inusuali come installare software indicato in allegato o fornire dati bancari, anche se apparentemente provenienti da reparti IT o amministrativi, dovrebbero sollevare sospetti.

Modi subdoli oltre la posta elettronica

Il phishing ormai non si limita più solo ai messaggi email. Oggi è infatti diffuso anche tramite SMS (smishing), messaggi sui social network o app di messaggistica istantanea. Un esempio: ricevere una notifica che richiede la verifica urgente delle proprie credenziali via SMS, magari tramite link abbreviato, è una delle varianti che sfruttano la fiducia e la rapidità tipiche di questi canali. Ancora meno ovvio è ricevere chiamate (vishing) nelle quali qualcuno si spaccia per operatori di banche o servizi digitali, cercando di estorcere dati riservati sotto pressione.

Anche allegati apparentemente innocui, come documenti PDF o file compressi, possono rappresentare una minaccia. Se non ci si aspetta nulla dal mittente, aprire questi file significa rischiare l’installazione di malware o la sottrazione silente di dati personali dal dispositivo. In alcuni casi, l’attacco può partire addirittura da avvisi automatici apparentemente inviati dal fornitore del servizio email stesso, soprattutto quando simulati ad arte e inseriti tra vere notifiche di sistema.

Sicurezza digitale: riconoscere ed evitare il phishing

Difendersi da questi attacchi significa innanzitutto prestare attenzione ai dettagli e adottare alcune precauzioni di base. Ecco alcune pratiche che ogni utente dovrebbe considerare:

  • Verificare sempre l’indirizzo reale del mittente, guardando oltre il nome visualizzato.
  • Analizzare attentamente i link nelle comunicazioni ricevute, senza mai cliccare se si hanno dubbi sulla loro autenticità.
  • Non cedere a pressioni emotive: l’urgenza è spesso indizio di tentativi fraudolenti.
  • Non fornire mai credenziali, dati bancari o informazioni personali a seguito di richieste via email, SMS o telefono, anche se sembra provenire da un ente ufficiale. In caso di dubbio, rivolgersi direttamente al servizio clienti tramite i canali ufficiali.
  • Utilizzare autenticazione a due fattori (2FA) ogni volta che è possibile, così da aggiungere un livello di sicurezza ulteriore in caso di compromissione delle credenziali.

Altri segnali da monitorare

Oltre ai segnali già noti, la personalizzazione dei messaggi è un’arma sempre più utilizzata dai criminali informatici. Utilizzando informazioni trovate online (come dettagli pubblici sui social), riescono a rendere i messaggi più credibili. Monitorare i propri profili online e limitare la quantità di dati personali accessibili pubblicamente può ridurre il rischio di essere presi di mira in modo convincente. Inoltre, è bene diffidare delle offerte che sembrano troppo vantaggiose per essere vere, poiché spesso celano tentativi di furto di dati.

Un altro aspetto trascurato riguarda la verifica del sorgente dei messaggi. Alcuni client email consentono di visualizzare tutte le intestazioni tecniche delle comunicazioni, aiutando a identificare la reale provenienza e individuare eventuali incongruenze già a livello tecnico.

La formazione e l’aggiornamento continuo sono altrettanto importanti per riconoscere e contrastare le nuove tattiche di phishing. Aziende e privati dovrebbero investire nella sensibilizzazione e nella simulazione di attacchi realistici, in modo da abituarsi a riconoscere anche i segnali meno evidenti.

In conclusione, l’attenzione costante ai segnali meno ovvi rappresenta la chiave per difendersi efficacemente dal phishing. Non bisogna mai abbassare la guardia, anche quando il messaggio sembra provenire da una fonte conosciuta: la sicurezza digitale inizia proprio dalla consapevolezza e dalla verifica di ogni minimo dettaglio che potrebbe sembrare fuori posto.

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